La lumaca di Serge Latouche – YouTube.
Tra la dichiarazione di O.Wilde (1854-1900): “posso rinunciare a tutto fuorché al superfluo” e la vita dei nostri antenati nel paleolitico, che beccata una capra a colpi di sassi potevano finalmente dedicarsi al filosofare per 15 gg fin quando nn tornava una fame terribile, qual è il passaggio avvenuto? cos’è successo? C’è stato un profondo cambiamento della cosiddetta scala di Maslow (vedi anche alla voce: bisogno http://it.wikipedia.org/wiki/Bisogno) che non è altro che la teoria (filosofica, culturale, sociale ed economica) che classifica i principali bisogni dell’uomo e la loro necessità di soddisfarli.
- Bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.)
- Bisogni di salvezza, sicurezza e protezione
- Bisogni di appartenenza (affetto, identificazione)
- Bisogni di stima, di prestigio, di successo
- Bisogni di realizzazione di sé (realizzando la propria identità e le proprie aspettative e occupando una posizione soddisfacente nel gruppo sociale)
E’ chiaro che al tempo di Wilde la società dei nuovi consumi stesse già “progredendo” velocemente e che la scala dei bisogni dell’uomo stava subendo un forte incremento, per cui non a caso si cominciò allora a parlare di nuova cultura del benessere. Ma noi oggi viviamo un mondo in cui la scala di Maslow è stata addirittura superata, poiché la nostra società non solo ha “inventato” i cosiddetti bisogni finti, ma li ha resi anche parte e fondamento dell’attuale teoria socio-economica in cui viviamo!
Il ruolo e la teoria di Latouche ecco che diventano allora il paradigma di una battaglia molto più ampia di quella che può sembrare: in un mondo finito, con risorse limitate, fino ad ora dominato dal tema della crescita infinita (sviluppo=crescita), l’unico pronostico verosimile è quello di una corsa senza controllo (e senza ritorno) contro il muro dei limiti della natura.
Attraverso il concetto di decrescita Latouche ci illustra come si potrebbe ripensare la società inventando (e recuperando anche un po’ il primordiale) un’altra logica economico-culturale, cercando di costruire una società sostenibile, esplicitando i diversi momenti per poter raggiungere questo obiettivo: cambiare valori e concetti, mutare le strutture, rilocalizzare l’economia e la vita, rivedere nel profondo i nostri modi di uso dei prodotti, rispondere alla sfida dei paesi del Sud. La sfida della decrescita è quindi quella di portare un nuovo paradigma di benessere, più intelligente, più equo socialmente e più rispettoso dell’ambiente.
Personalmente, con l’idea che tra i bisogni nuovi ci possa essere quello di salvare il pianeta e la qualità dell’esistenza, non posso che essere pienamente d’accordo. In questo simpatico animale che è la lumaca come simbolo della decrescita vedo e riscopro due grandi valori: la lentezza, come mezzo per assaporare a pieno la felicità, e la durata, come paradigma della condizione umana e della Terra stessa.
“La decrescita non è una rinuncia, una riduzione del benessere, un ritorno al passato. Piuttosto è una scelta consapevole, un miglioramento della qualità della vita, una rispettosa attenzione per il futuro. E la sobrietà non è solo uno stile di vita, ma una guida per la ricerca scientifica ed il vero progresso” (Maurizio Pallante, Meno e meglio, Mondadori o anche: Maurizio Pallante, La decrescita felice)
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