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Lode al tempo

6 Mar

C’era una volta, nel 1942, un tale Jorge Luis Borges che scrisse un breve racconto, in cui il protagonista non riesce a scordare nulla:

“‘Pensare’, scriveva Borges, ‘è ignorare (o dimenticare) le differenze, generalizzare, astrarre’… Il ricordare perfettamente, per Borges, minaccia di affliggere la sua vittima con una cacofonia d’informazioni che resta sempre in primo piano, e dalla quale non emerge alcun chiaro pensiero astratto… mentre l’umano dimenticare è quella stessa qualità che ci permette di sollevarci sopra il particolare per afferrare il generale”.

Ironicamente quindi, di fronte a un’infinita cronologia di ricordi potremmo ritrovarci con un senso della prospettiva molto limitato. Perché?

Perché senza dimenticare, siamo obbligati a vivere nel passato, a sentire il peso dei ricordi che oscura la nostra capacità di vivere nel presente, di agire, di dare una priorità ai nostri pensieri e di connetterli con la nostra stessa evoluzione.

Pensando ora a Facebook e a tutto quello che rappresenta, in termini di sensazione di accrescere la memoria personale della propria stessa vita, per trasmetterla come un diario a tutta la comunità del web, accrescendo e creando così anche una memoria collettiva (la collettività, la massa: ciò che da sempre ha il più ampio potere in assoluto di distruzione della civiltà e dell’umana condizione stessa), il passo in avanti del progresso tecnologico sembra essere enorme. Almeno fino a quando non ci rendiamo conto che ogni azione che il Socialnetwork archivia e cristallizza non diventa altro che un’azione effimera che abbiamo svolto in una realtà irreale, distogliendoci al 90% dei casi dall’intraprendere azioni reali nel tempo che l’uomo, per sua natura, disprezza maggiormente: il Presente (l’unico tempo che realmente ci appartiene).

C’era poi un uomo che da solo ha cambiato il corso della Storia, riuscendo semplicemente a capire il potere del tenere insieme sotto il un unico credo il maggior numero possibile di persone:

“Le masse non sanno cosa farsi della libertà e, dovendone portare il peso, si sentono come abbandonate. Esse non si avvedono di essere terrorizzate spiritualmente e private della libertà e ammirano solo la forza, la brutalità e i suoi scopi, disposti a sottomettersi. Capiscono a fatica e lentamente, mentre dimenticano con facilità. Pertanto la propaganda efficace deve limitarsi a poche parole d’ordine martellate ininterrottamente finchè entrino in quelle teste e vi si fissano saldamente. Si è parlato bene quando anche il meno recettivo ha capito e ha imparato.. Sacrificando questo principio fondamentale e cercando di diventare versatili si perde l’effetto “perchè le masse non sono capaci di assorbire il materiale, nè di ritenerlo” Hitler – Mein Kampf.